Pubblicato il secondo rapporto sul livello di digitalizzazione in Europa: il nostro Paese promosso in cloud, 5G e sanità
INNOVAZIONEPRIMO PIANO 14 Ottobre 2024 digitalvoice
L’Italia non sembra essere messa così male quando si parla digitalizzazione. È quanto emerge dal secondo rapporto sullo Stato del Decennio digitale pubblicato dalla Commissione europea. Lo studio fornisce una panoramica completa dei progressi compiuti nella realizzazione degli obiettivi e dei traguardi digitali fissati per il 2030 dal Digital decade policy programme (Ddpp). Nonostante il rapporto mostri come gli Stati membri siano in ritardo complessivamente rispetto il raggiungimento di questi obiettivi, l’Italia ha compiuto progressi significativi in diversi ambiti della digitalizzazione.
Un quadro positivo è fornito anche dai dati Eurostat che mostrano come nel nostro Paese, nel 2023, circa il 40% degli individui abbia dichiarato di aver utilizzato la propria e-Id (lo strumento noto come Spid) per accedere ai servizi pubblici online del proprio Paese, mentre il 47% ha utilizzato la propria e-Id per accedere a servizi online per scopi privati. Entrambe le cifre sono superiori alla media dell’Ue (rispettivamente 36% e 41%).
Bene anche l’utilizzo del cloud. Secondo i dati del Digital economy and society index (Desi), l’indice introdotto dalla Commissione europea nel 2014 per misurare i progressi dei Paesi europei in termini di digitalizzazione dell’economia e della società, l’adozione dei servizi sulla «nuvola» in Italia è aumentata dal 51,9% (dati 2023) al 55,1% (dati 2024), segnando un incremento del 3%.
Anche a livello di connessione il nostro Paese fa meglio della media Ue. L’Italia continua a essere un Paese è avanzato nella copertura generale del 5G (99,5%, Desi 2024), confermandosi sopra la media Ue (89,3%). Il rapporto evidenzia la necessità di progressi rapidi per implementare reti fisse ad altissima capacità e, in particolare, le reti in fibra. Ad ogni modo, c’è stato un incremento annuale della copertura, dal 53,7% al 59,6%, che continua ad essere significativo. Bene anche la sanità digitale. Nel 2023 l’Italia si è distinta per l’accesso consentito ai cittadini agli Ehr (Electronic health records). Anche grazie al Fascicolo sanitario elettronico, il punteggio di maturità sull’E-Health del Paese è passato dal 71,3% (dati Desi 2023) all’82,7% (Desi 2024), superando la media Ue (che è del 79,1%).
Ma ci sono anche dei lati negativi. Il Paese rimane indietro per quanto riguarda le competenze digitali dei cittadini (solo il 45,8% degli italiani possiede quelle di base). Si segnalano positivamente due delle principali misure volte a fornire ai cittadini almeno le competenze digitali di base e ad aiutarli nell’utilizzo dei servizi digitali: il servizio civile digitale (6o milioni di euro) che, nel 2023, ha coinvolto circa 1.900 giovani volontari e la rete dei servizi di facilitazione digitale (135 milioni di euro), con l’apertura di 504 servizi di facilitazione (Punti Digitale Facile) in tutto il Paese nel 2023, che hanno supportato circa 6.00o persone nell’utilizzo dei servizi digitali. Resta da dire che, al 3o giugno 2024, i Punti Digitale Facile erano oltre 1.60o.
«Il recente rapporto Ue sullo Stato del decennio digitale evidenzia i progressi significativi dell’Italia nell’adozione del cloud, nella sanità digitale e nell’uso dell’identità digitale», spiega Alessio Butti (FOTO) , sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio. «Tutti ambiti nei quali siamo nettamente al di sopra della media europea. Grazie al lavoro del governo Meloni, stiamo andando nella direzione giusta e lavoriamo ogni giorno per ottimizzare i Kpi (indicatori chiave di prestazione, ndr) più complessi, nei quali partivamo da una situazione di grave ritardo, come l’adozione dell’Ai da parte delle imprese e le competenze digitali di base».