European CFO Survey di Deloitte: cauto ottimismo tra i CFO europei. In Italia il 47% prevede un aumento dei margini operativi
PRIMO PIANO 13 Luglio 2023 digitalvoice
È quanto emerge dalla European CFO Survey di Deloitte, l’indagine sul sentiment di quasi 1400 CFO delle più grandi aziende europee. L’indagine è stata presentata durante la quarta edizione dello European Economic Policy Forum – CFO Conference che si è tenuta a Bruxelles al Parlamento Europeo, a cui hanno partecipato gli eurodeputati Massimiliano Salini e Patrizia Toia, l’Ambasciatore Stefano Verrecchia, Rappresentante Permanente Aggiunto d’Italia presso l’Unione Europea, Roberto Viola, Direttore Generale di DG CONNECT, Fabio Pompei, Ceo di Deloitte Italia e Riccardo Raffo, CFO Program Leader di Deloitte Italia.
«Nell’indagine autunnale della nostra CFO Survey– commenta Fabio Pompei (NELLA FOTO) , CEO di Deloitte Central Mediterranean– i direttori finanziari europei mostravano segni di preoccupazione per lo scenario economico, ma l’attività economica dell’UE ha retto meglio del previsto. Come dimostra quest’ultima edizione della CFO Survey, oggi la maggioranza dei responsabili finanziari prevede una crescita dei ricavi per la propria azienda».
«I persistenti rischi bellici e geopolitici, i timori per le prospettive economiche, la carenza di manodopera, l’inflazione elevata e il costo del lavoro hanno messo alla prova i CFO europei. Ma nonostante queste sfide, il ritorno a un diffuso ottimismo tra i CFO è un ottimo segnale per l’economia europea», aggiunge Riccardo Raffo, CFO Program Leader di Deloitte in Italia.
La fiducia delle imprese in Europa è migliorata e le aziende europee sono meno preoccupate riguardo ai rischi legati alla crisi energetica e all’inflazione che, nella precedente edizione della Survey, facevano temere il peggio. Oggi, con un saldo netto del +8% (56 punti percentuali in più rispetto all’edizione autunnale della survey) i CFO europei possono essere definiti come cautamente ottimisti. In particolare, il 34% dei CFO intervistati si sente più ottimista rispetto a sei mesi fa sulle prospettive finanziarie della propria azienda: 21 punti percentuali in più rispetto a settembre 2022.
Il sentiment è migliorato in tutti i Paesi intervistati, ma non in Italia, dove i CFO con una prospettiva meno ottimista rispetto al futuro (27%) sono ancora in percentuale leggermente superiore ai i “più ottimisti” (21%) e il saldo netto rimane negativo (-6%). In Spagna la quota degli ottimisti è pari a quella dei pessimisti, per un saldo netto pari allo 0%, mentre in Germania ci sono più CFO ottimisti (40%) che pessimisti (27%). A livello settoriale, i CFO del settore automobilistico sono di gran lunga i più ottimisti (47%), seguono quelli del settore viaggi e turismo (42%). Diversa la situazione nel settore retail, dove solo il 26% dei CFO si dice ottimista.
Nonostante uno scenario ancora contrassegnato da incertezze e rischi, i CFO europei sono più fiduciosi sui parametri chiave delle loro aziende: il 63% prevede un aumento dei ricavi nei prossimi 12 mesi, mentre solo il 19% teme un calo. Inoltre, si registra un saldo netto positivo del +10% per quanto riguarda i margini operativi e, un miglioramento di ben 48 punti percentuali rispetto alle fosche prospettive dell’autunno passato. Inoltre, anche se i costi di finanziamento sono aumentati, il 37% dei CFO europei prevede di aumentare le spese in conto capitale nei prossimi 12 mesi, mentre una quota inferiore, pari al 24% conta di ridurle.
A livello settoriale, le imprese più intenzionate ad aumentare le spese in conto capitale sono quelle del settore energetico, le utilities e quelle del settore minerario (saldo netto di +38%), ma anche quelle dei servizi professionali e alle imprese (+36%). Le imprese del commercio al dettaglio (+4%), invece, e il settore delle costruzioni (+4%), con i tassi d’interesse che penalizzano i prestiti ipotecari e i prezzi degli immobili, mostrano scarsi segnali di voler aumentare la spesa per investimenti.
La ripresa delle prospettive di guadagno e di investimento delle imprese si riflette anche sulle loro intenzioni in termini di assunzioni. Sebbene la maggioranza relativa delle aziende (46%) non preveda alcuna variazione nei livelli di organico, più di 1 su 3 (35%) prevede di assumere. Le intenzioni di assunzione sono più forti nei settori dei servizi aziendali e professionali (+52%) e del turismo e viaggi (+45%). Solo il settore del commercio al dettaglio prevede di ridurre (-5%) il numero di dipendenti. In Italia e Spagna il 33% dei CFO intende aumentare la propria forza lavoro nel corso del prossimo anno, mentre in Germania tale percentuale arriva al 30%.
La maggior parte dei CFO europei, pari al 65% degli intervistati, continua a ritenere alto il livello di incertezza finanziaria ed economica esterna, ma questa cifra è notevolmente inferiore rispetto all’81% registrata in autunno. Il saldo netto, pari a +62%, è vicino alla media storica. Con il persistere delle tensioni geopolitiche, quasi la metà (+47%) delle imprese europee prevede di espandere la propria presenza in Europa occidentale e in Nord America (+41%) – una tendenza che accomuna anche l’Italia, i cui CFO prevedono di aumentare gli investimenti soprattutto in Europa occidentale (55%) e Nord America (47%). L’Africa, il resto dell’Asia e la Cina, invece, attualmente risultano meno attraenti per le aziende europee, probabilmente a causa delle difficoltà delle catene di approvvigionamento globali.
Anche se negli ultimi mesi i problemi legati alla supply chain si sono attenuati, l’esigenza di ripensare la supply chain continua a tenere occupati i CFO. Per mitigare le difficoltà legate a questo problema, la metà dei CFO ha dichiarato di fare un uso maggiore degli strumenti di pianificazione digitale, mentre il 40% punta sulla la diversificazione dei fornitori e delle rotte di distribuzione, il 38% su una maggiore collaborazione con i fornitori e il 34% su stress test di scenario. Così, oggi solo l’11% delle aziende europee intervistate dichiara di non aver intrapreso o di non avere intenzione di intraprendere alcuna azione sulla supply chain e le aziende i cui CFO hanno dichiarato di aver affrontato il problema valutano le loro prospettive finanziarie in modo più ottimistico rispetto a quelle che non hanno affrontato il tema.