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HIT e UniTrento promuovono la transizione verso la green economy
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L’Istituto europeo di innovazione e tecnologia, attraverso la comunità della conoscenza che si occupa dei cambiamenti climatici Climate KIC, promuove un progetto dedicato all’imprenditorialità nel campo della circular economy in collaborazione con Hub Innovazione Trentino e l’Università di Trento. “Living business cases for Circular Entrepreneurship” è nato per realizzare del materiale didattico chiaro ed efficace utile ad avvicinare studenti e imprese al tema della circolarità. Il progetto intende formare studenti, futuri imprenditori e imprese riguardo le opportunità e i rischi della transizione verso il paradigma dell’economia circolare. I moduli didattici ruotano intorno al format della videointervista, in cui manager e imprenditori raccontano in prima persona il loro caso aziendale. Due le realtà industriali trentine intervistate nel progetto da HIT e Università di Trento: Aquafil e Astro. 

«Economia circolare non significa ‘fare meno male’, significa ‘fare bene’» – dichiara Giulio Bonazzi, presidente e amministratore delegato di Aquafil Group, azienda leader mondiale nella produzione di fibre sintetiche che da 15 anni ha deciso di innovarsi e inventare – in collaborazione anche con Università di Trento e Fondazione Bruno Kessler, una tecnologia avanzata per rendere la propria produzione rigenerabile all’infinito: ECONYL®. Dalla moquette ai costumi da bagno, dai costumi da bagno alle reti da pesca e ritorno alla moquette, un ciclo di vita che non si esaurisce grazie a un materiale avanzato che riprende vita e forma riciclabile al 100%. La storia di Aquafil è cominciata nel 1969 ad Arco, su iniziativa della famiglia Bonazzi. Oggi l’azienda è quotata in borsa e dà lavoro a 3000 persone in 7 paesi e 3 continenti. Produce per importanti brand del mondo della moda, del design e della pavimentazione tessile quali Stella McCartney, Gucci, Prada Group, Burberry, Speedo e Interface.

La seconda case history presa in esame dal progetto è quella di Astro, una cooperativa di allevatori di trote nata nel 1975 che promuove la qualità dei prodotti ittici trentini attraverso metodi di allevamento sostenibili. «Abbiamo previsto un investimento di un milione e mezzo di euro per sviluppare il nostro modello circolare» – dichiara Diego Coller, direttore di Astro. Dopo anni di ricerca e sviluppo, l’azienda sta completando un progetto che prevede l’estrazione di Omega 3 dagli scarti della produzione per trasformarli in prodotti di valore. Gli scarti della produzione di trote di montagna diventano integratori nutraceutici, farine proteiche, cibo per animali, l’idea per il futuro è quella di farli diventare addirittura biodiesel. Innovazione di prodotto ma anche di packaging per un settore in cui gli imballaggi vengono ancora spesso realizzati con materiali plastici. In collaborazione con l’Università di Trento e la Fondazione Edmund Mach, l’azienda intende infatti produrre anche il proprio packaging in maniera sostenibile, basandosi su sottoprodotti della lavorazione alimentare.

La circolarità ha aperto a nuove opportunità per le imprese e dato vita a nuovi modelli produttivi in grado di ridurre i costi di produzione impiegando meno materie prime e massimizzando il riutilizzo e il riciclo dei prodotti e dei loro scarti.

«Questa iniziativa – commenta Matteo Cevese (NELLA FOTO) , business developer di HIT e project manager del progetto – è un esempio virtuoso di come sia possibile fare rete a livello europeo per scambiare prospettive e strumenti utili a fare formazione a tutti i livelli su un tema attuale per innovare le nostre imprese e più in generale la nostra mentalità attraverso la diffusione delle competenze scientifiche e del trasferimento tecnologico. È un approccio diverso rispetto a quello a cui siamo abituati, ma è anche un’importante opportunità per nuovi scenari di business che dobbiamo essere pronti a cogliere».

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