Il codice a barre GS1: a 45 anni dalla prima scansione è già nella storia dell’innovazione
PRIMO PIANO 28 Novembre 2019 digitalvoice
Il codice a barre GS1, inserito tra le 50 cose che hanno fatto l’economia moderna, è ogni giorno tra le mani di 60 milioni di italiani e di miliardi di persone nel mondo. Dal primo “beep” nel 1974, compie i 45 anni di vita dimostrandosi più vivo ed attuale che mai e diventando una presenza costante nella vita di tutti i giorni; è la lingua del business più diffusa al mondo che oltre un milione di imprese utilizzano grazie a questo piccolo simbolo che non ha bisogno di un traduttore e che non conosce barriere geografiche e culturali.
Da quando Bernard Silver e Norman Joseph Woodland disegnarono sulla sabbia in riva al mare delle linee che diedero poi l’intuizione per realizzare un codice per marcare i prodotti che permettesse il riconoscimento automatico alle casse e velocizzasse code e pagamenti nei supermercati, ne è stata fatta di strada. Ma con l’invenzione del laser, lo sviluppo della distribuzione moderna e la ripartenza dell’economia mondiale, i tempi maturano. Nel 1973, dopo quattro anni di lavoro e di test, l’associazione statunitense delle principali aziende del settore alimentare adotta il codice a barre GS1 (allora UPC).
Nel 1974 il codice a barre passa per la prima volta dalla cassa di un negozio, con la vendita di una confezione di chewing-gum Wrigley’s gusto juicy fruit avvenuta in un supermercato Marsh situato nella città di Troy, in Ohio. Da lì in poi non si ferma più e le aziende che lo adottano crescono costantemente. A sviluppare e mantenere il codice a barre GS1 e gli altri standard internazionali è GS1, l’organizzazione mondiale neutrale e no profit presente in 114 paesi. In Italia è rappresentata da GS1 Italy, l’unico ente autorizzato a rilasciare il codice a barre GS1, a cui aderiscono 35 mila imprese di produzione e di distribuzione di beni di consumo.
Il codice a barre GS1 più diffuso, l’EAN-13, è formato da una serie numerica di 13 cifre (detta GTIN-13) tradotta graficamente in barre verticali, necessarie per la lettura ottica. Queste cifre includono il prefisso aziendale che identifica l’azienda a livello internazionale, il codice del prodotto e una cifra di controllo, calcolata in base alle altre presenti nel codice tramite un algoritmo. Letto alle casse dei punti vendita, permette di risalire alle informazioni fondamentali salvate nel sistema informativo del distributore.
Per aiutare le aziende ad affrontare le nuove sfide del terzo millennio, il codice a barre si è evoluto e, negli ultimi anni, ha creato due nuovi standard: nel 2010 il GS1 DataBar®, che racconta la storia e la vita di ogni singola unità di prodotto, e nel 2019 il GS1 Digital Link, che crea un’identità comune tra il prodotto fisico e il suo “gemello digitale”, collegando tutte le informazioni e i dati B2B e B2C grazie a un URL costruito con regole standard GS1 e che può anche essere associato, ad esempio, ad un QR code per poter essere letto da un’applicazione sullo smartphone. Una nascita importante degli ultimi anni (2017) è quella dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy che fotografa le abitudini di consumo degli italiani, incrociando le informazioni riportate sulle etichette dei prodotti di largo consumo digitalizzati dal servizio Immagino di GS1 Italy con le rilevazioni Nielsen su venduto, consumo e fruizione dei media.
Lo stesso anno, GS1 Italy lancia il servizio Codifico che consente alle imprese di assegnare i numeri EAN ai prodotti e di generare i codici a barre in modo semplice, veloce e senza costi aggiuntivi. Nel 2019, GS1 Italy introduce Condivido, piattaforma DAM (Digital Asset Management) many to many per gestire i contenuti multimediali dei prodotti, del brand e dell’azienda per aumentare le vendite e la visibilità.
Oggi, a 45 anni dalla sua nascita, sembra impossibile immaginare un mondo senza il codice a barre GS1, che fa già parte della storia dell’innovazione
Per maggiori informazioni: GS1it.org