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La strategia per la razionalizzazione delle infrastrutture digitali in Italia riduce i data center
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Il Ministero dell’innovazione guidato da Paola Pisano, ha pubblicato la strategia di razionalizzazione e consolidamento di data center. La strategia per le infrastrutture digitali in Italia si inserisce nel percorso strategico e di investimenti intrapreso dall’Unione Europea sotto la guida della nuova Commissione. Secondo una stima dell’Agenzia per l’Italia digitale (Agid) in Italia operano circa 11 mila data center di varie dimensioni e capacità, gestiti da 22 mila Pubbliche Amministrazioni. Questa situazione genera enormi problemi, in termine di spreco di risorse (soldi per la gestione e la manutenzione, energia, impianti di raffreddamento, ecc.) e di sicurezza (si tratta spesso di infrastrutture ridotte in pessime condizioni, o che magari si trovano in aree a rischio idrogeologico). La strategia per le infrastrutture digitali ha l’obiettivo di ridurre esponenzialmente questo numero, “spostando” i servizi delle Pubbliche Amministrazioni dai data center obsoleti o inadeguati, che sono destinati ad essere progressivamente dismessi.

E’ stato fatto un censimento a cui hanno partecipato 990 Pubbliche Amministrazioni, centrali e locali, permettendo la valutazione di 1252 data center. Tra questi, 1190 sono stati classificati nel gruppo B :sono le strutture più obsolete, che dovranno essere dismesse quanto prima, perché prive dei requisiti di sicurezza e efficienza necessari per gestire servizi pubblici; 62 sono stati classificati nel gruppo A: questi data center potranno continuare a lavorare, gestendo i servizi definiti “non strategici”. Tra i 62 data center inclusi nel gruppo A ne sono stati individuati 35 particolarmente virtuosi, che potranno mettere a disposizione le proprie risorse (spazi e infrastrutture) al Psn.

Le infrastrutture che gestiscono servizi strategici dovranno essere spostate sotto la gestione diretta di un Polo strategico nazionale (Psn). Tutte le altre infrastrutture che gestiscono i servizi ordinari della Pubblica Amministrazione dovranno essere razionalizzate, attraverso la dismissione dei data center più obsoleti e la migrazione dei servizi su data center più affidabili, oppure affidandosi a servizi cloud di mercato attraverso il programma Cloud della PA.

Per quanto riguarda il processo di migrazione al cloud,  è un processo culturale, di valutazione, riprogettazione e ripensamento di alcuni servizi, che possono essere dismessi, “migrati” o semplicemente “esternalizzati” ad aziende che forniscono soluzioni pronte per l’uso.

Qui si verranno a creare le maggiori opportunità di mercato per startup e piccole e medie imprese, che possono sviluppare e proporre servizi e applicazioni che rispondono alle esigenze che accomunano centinaia di Pubbliche Amministrazioni in Italia (basti pensare ad esempio alla gestione delle mense scolastiche), e che oggi sono trattate da ogni ente in autonomia, con enormi sprechi.

Per favorire questo percorso è stato messo a punto un programma di abilitazione al cloud, che accompagna passo dopo passo tutte le Pubbliche Amministrazioni italiane, centrali e locali, nell’individuare i servizi che possono essere migrati e le soluzioni più adatte per gestirli in cloud.

E’ stato  pubblicato un catalogo dei servizi qualificati da Agid, sotto forma di un vero e proprio marketplace. Si sta  lavorando a una gara insieme a Consip, che sarà pubblicata all’inizio del 2021, con un nuovo modello di procurement che renderà molto più snelle e rapide le procedure richieste alle Pubbliche Amministrazioni per dotarsi di servizi in cloud e di nuove competenze per essere in grado di gestire la migrazione dei propri servizi.

Quest’ultimo punto è centrale nel percorso di trasformazione dei servizi pubblici, in quanto il processo di procurement è una delle attività più onerose per le Pubblica Amministrazione. Oggi lo svolgimento delle procedure di acquisto richiede una significativa quantità di tempo e di risorse, e di conseguenza l’acquisto di prodotti e servizi digitali va a rilento e fatica a tenere il passo con l’evoluzione delle soluzioni tecnologiche. La gara che abbiamo costruito con Consip migliora sensibilmente questo scenario, proponendo un modello multifornitore, in cui gli enti potranno scegliere tra più fornitori per trovare la soluzione più conveniente e adatta alle proprie esigenze.

In attesa che sia attivo l’accordo quadro Consip Public Cloud (previsto nel 2021), le Pubbliche Amministrazioni centrali e locali, piccole e grandi, possono iniziare a lavorare verso il Cloud della PA.

 

Nella foto il ministro per l’innovazione e digitalizzazione Paola Pisano

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