L’Intelligenza Artificiale tra vulnerabilità e copyright

L’Intelligenza Artificiale ha bisogno di un quadro normativo che ne regoli l’attuazione.

Intervista a Marco Scialdone , Avvocato e Docente di Diritto e Mercati dei contenuti e servizi online presso l’Università Europea di Roma, fa parte del sottogruppo incentrato sulla cornice normativa e impatti etici presso il Ministero dello Sviluppo Economico  che parla dei temi dibattuti nel gruppo di esperti presso il Mise.

Siete alle prime riunioni del gruppo di esperti sull’AI al Mise per elaborare delle proposte da presentare al Governo. Come vi state organizzando?

Già dalla seconda riunione abbiamo formato anche dei sottogruppi in quest’ambito. Quello di cui faccio parte io si affianca ai quattro su ricerca, trasferimento tecnologico e investimenti; educazione, competenza e apprendimento permanente; utilizzo e valorizzazione dei dati e potenziamento dei servizi della Pubblica Amministrazione. Ciascun sottogruppo ha un portavoce che ha il compito di raccogliere quanto emerso per poi raggiungere l’obiettivo finale, che è quello di arrivare a un documento di strategia nazionale messo a disposizione della consultazione pubblica per raccogliere commenti e revisioni da parte della società civile.

A proposito di normativa nazionale, l’Italia registra qualche differenza o lacuna rispetto a quella degli altri Stati europei?

La tematica è recente, per cui non c’è una grande differenza tra la legislazione italiana e quella degli altri componenti dell’Unione europea. Ognuno è chiamato a dare il proprio contributo, perché la partita non può che essere comune essendoci gli Stati Uniti da una parte e la Cina dall’altra, entrambi colossi che possono contare su grandi finanziamenti. Per quanto riguarda i regimi di sperimentazione legale per creare delle condizioni più favorevoli rispetto all’Intelligenza Artificiale, non ce ne sono di specifici e in questo senso possono aiutare le esperienze nel mondo finanziario, essendo questo un campo che ha fatto proprie certe innovazioni sin da subito. La nostra tradizione legislativa è molto solida, la differenza semmai riguarda i finanziamenti su cui può contare, ma qui si torna appunto sul tema della grande sfida europea. La Commissione, infatti, chiede a ciascuno Stato il proprio contributo di conoscenze per poi erogare i finanziamenti necessari a una strategia condivisa.

Quali sono gli altri temi dibattuti?

C’è il tema della responsabilità civile per gli algoritmi di Intelligenza Artificiale, cioè a chi imputare la loro condotta eventualmente dannosa. Si tratta di mappare il tema della vulnerabilità. Il regime che copre questo tipo di danni è simile a quello delle assicurazioni auto, obbligatorie in modo da socializzare il rischio senza concentrarsi sul singolo: non necessariamente io automobilista faccio un incidente, ma devo essere coperto qualora accada. Stesso discorso può applicarsi agli sviluppatori nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale. Le coperture assicurative sarebbero da creare ex novo, perché si tratta di un ambito nato da poco, ma ci sono già alcuni studi e potrebbero aprirsi delle opportunità economiche in merito. Poi c’è il tema della proprietà intellettuale, con le discussioni sul copyright e le due scuole di pensiero antitetiche: l’una, infatti, riconosce l’autorialità del soggetto che detiene l’algoritmo dell’Intelligenza Artificiale, anche se l’opera è frutto di un altro soggetto diverso dal proprietario dell’algoritmo, l’altra è che le opere non appartengono a nessuno e quindi vanno ad alimentare una condivisione che ignora la nozione di copyright. Per tali questioni siamo in fase di consultazione e confronto, al fine di dare al Governo le nostre elaborazioni prima dell’estate.

Nella Foto Marco Scialdone , Avvocato e Docente di Diritto e Mercati dei contenuti e servizi online presso l’Università Europea di Roma, facente parte del sottogruppo incentrato sulla cornice normativa e impatti etici presso il Ministero dello Sviluppo Economico .