Nel report EY l’analisi del sistema ESG in crescita (+53%) e aree da potenziare
AZIENDEEY INNOVAZIONEPRIMO PIANOREPORTS 2 Settembre 2022 digitalvoice
Il nuovo report elaborato da EY e Oxford Analytica analizza il sistema attuale sulle informazioni relative ai fattori delle attività ambientali, sociali e di governance delle organizzazioni (ESG). Nonostante i dati mostrino che l’ESG è il segmento in più rapida crescita nel settore dell’asset management, con asset in fondi ESG in crescita del 53% su base annua a 2,7 trilioni di dollari nel 2021, fenomeni quali il greenwashing, insieme ad altri fattori aggravati dall’aumento dell’inflazione e dalle conseguenze economiche e sociali del conflitto in Ucraina, stanno impattando la credibilità degli ESG. Ricostruire la fiducia nel sistema diventa dunque una priorità per modellare l’ecosistema degli ESG affinché vengano percepiti dagli stakeholder alla pari con l’ecosistema più consolidato dell’informativa finanziaria.
Nell’ultimo decennio, infatti, il numero di politiche e normative di finanza sostenibile obbligatorie e non vincolanti è aumentato in modo significativo e ad oggi, in tutto il mondo, ci sono circa 870 politiche e regolamenti, con 225 aggiunte o revisioni solo nel 2021. Inoltre, i diversi sistemi legali e i molteplici contesti sociali e politici influenzano i principi su cui si basano standard e regolamenti che disciplinano le informazioni sulla sostenibilità, senza contare che le amministrazioni dei diversi Paesi si stanno muovendo a velocità diverse nella regolamentazione delle informazioni sulla sostenibilità. Manca dunque un accordo su ciò che i fattori ESG dovrebbero includere, su come applicare le metriche concordate e su come utilizzare al meglio i dati disponibili.
Riccardo Giovannini (nella foto), Climate Change and Sustainability leader di EY in Italia commenta “La straordinaria crescita dell’attenzione sui temi legati alla sostenibilità, compreso l’ESG, e il conseguente sviluppo di tali attività all’interno delle aziende, si trova oggi ad affrontare delle sfide complesse, quali una definizione condivisa di cosa significhi la sostenibilità e quali debbano essere i sistemi di rating e valutazione. Negli ultimi anni questo sviluppo è stato indotto per una parte importante dagli investitori, il 70% dei quali conferma la volontà di voler investire in realtà attente al proprio impatto sociale e ambientale, e dall’input del legislatore europeo che sta progressivamente regolando la materia a beneficio, in primis, proprio degli investitori stessi. Tuttavia, la crescita di un tema così rilevante è ancora guidata prevalentemente da un solo stakeholder, ossia quello finanziario, che peraltro ha mostrato normalmente una scarsa attenzione alle tematiche ambientali e sociali. Questo comporta una sorta di squilibrio che si osserva nella prevalente attenzione alla gestione del rischio di “non sostenibilità” delle imprese, piuttosto che allo sviluppo delle stesse e di una contestuale riduzione significativa dei loro impatti ambientali” “È fondamentale rifocalizzare l’attenzione sul concetto stesso di sostenibilità, in modo che sia condivisibile da tutti gli stakeholder così da misurare realmente l’impegno delle aziende sul tema. Questo consentirebbe di non incorrere nel rischio che la sostenibilità venga relegata solo a un tema di compliance normativa, a discapito di un reale e concreto contributo delle aziende allo sviluppo sostenibile della nostra società civile e dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite”.
Il report delinea 5 aree principali che devono essere affrontate per superare le sfide attuali legate ai criteri ESG:
1) Aumentare la trasparenza sugli indicatori compositi (rating) ESG
Con indicatori compositi, un’azienda riceve un punteggio su un’ampia gamma di emissioni ESG, con pesi diversi assegnati a ciascuna emissione per calcolare un rating ESG complessivo. Questi fattori spaziano dai cambiamenti climatici all’inquinamento e ai rifiuti, fino alla trasparenza fiscale. È dunque necessario aumentare la trasparenza e la comprensione dei rating ESG compositi, in quanto, per coloro che sono interessati alla gestione del rischio finanziario, la mancanza di trasparenza sulla ponderazione dei temi ESG riduce la chiarezza e l’utilità decisionale.
2) Aumentare la comprensione dei diversi usi delle informazioni sulla sostenibilità
Le informazioni sulla sostenibilità possono servire a due scopi: valutare il rischio finanziario e valutare l’impatto sociale. Questi usi non si escludono a vicenda, ma vengono facilmente confusi. Ad oggi, l’ecosistema delle informazioni sulla sostenibilità si è evoluto per soddisfare le aspettative degli stakeholder che sono principalmente interessati alla valutazione del rischio finanziario. La maggior parte dei regimi di reporting ESG, così come tutti i principali fornitori di rating ESG, non misurano l’impatto di un’azienda sulla società, bensì la sua esposizione relativa a vari rischi finanziari interni ed esterni, nonché opportunità. Tuttavia, la recente crescita degli investimenti ESG è stata trainata da giovani investitori millennial e della Gen Z, per i quali è imprescindibile dare la priorità a considerazioni sociali e morali.
3) Certificare i dati in maniera indipendente, standardizzata e rigorosa, come avviene per l’informativa finanziaria
La certificazione dei dati contribuisce a creare fiducia nell’ecosistema delle informazioni sulla sostenibilità. Nei prossimi anni i mercati aumenteranno la domanda di certificazioni esterne solide e indipendenti relative alle informazioni sulla sostenibilità. Gli Stati Uniti e l’Unione Europea stanno già prendendo in considerazione requisiti di certificazione obbligatori per le regole di divulgazione della sostenibilità. Con l’aumento della domanda di certificazioni, sarà dunque fondamentale che gli attori nell’ecosistema dell’informazione sulla sostenibilità riconoscano e aderiscano al concetto di gestione del rischio noto come “the three lines of defence“.
4) Sviluppare in maniera concordata tassonomie di finanza sostenibile comparabili e interoperabili
Per ottenere una reale trasparenza e comparabilità nelle informazioni sulla sostenibilità, le giurisdizioni necessitano di tassonomie fondate su principi complementari. Le tassonomie sono sistemi che determinano quali attività economiche dovrebbero essere considerate sostenibili e possono aiutare a chiarire le incertezze su ciò che è considerato sostenibile e ciò che non lo è, fornendo una motivazione chiara e basata sui dati del motivo per cui una particolare attività rientra (oppure no) nella definizione di tassonomia di sostenibilità.
5) Diminuire le barriere all’ingresso per coloro che provengono dalle economie emergenti
Le economie emergenti produrranno la grande maggioranza delle emissioni mondiali di gas serra entro il 2050. Tuttavia, rispetto ad altri mercati che possono essere più resilienti e in grado di adattarsi all’impatto dei cambiamenti climatici in corso, queste economie sono potenzialmente più esposte a subirne le conseguenze. Per questo sarebbe importante coinvolgerle maggiormente nell’ecosistema dell’informazione sulla sostenibilità, senza però promuovere per loro degli standard diversi che potrebbero essere controproducenti, affinché si possano diminuire le loro barriere d’ingresso al mercato degli ESG.