Riqualificazione professionale indispensabile per l’Industria 4.0
INDUSTRIA 4.0PRIMO PIANO 7 Marzo 2017 digitalvoice
La quarta rivoluzione industriale avrà come protagonista indiscussa la riqualificazione professionale, che porterà a una nuova figura di lavoratore molto differente da quella inaugurata dal fordismo. Ne è convinto Francesco Seghezzi, ADAPT Research Fellow, Direttore ADAPT University Press e Responsabile comunicazione e relazioni esterne di ADAPT.
Quale il futuro che ci riserva l’Industria 4.0 e cosa sta cambiando rispetto al passato?
Abbiamo davanti 20-30 anni cruciali. Siamo di fronte a una rivoluzione di cui conosciamo alcuni aspetti; ne immaginiamo gli sviluppi, certo, ma non sappiamo dove ci porterà, perché la tecnologia va troppo veloce per qualsiasi previsione di lungo termine. Dopo la terza rivoluzione industriale, che ha portato all’evoluzione informatica, stiamo passando all’utilizzo della connessione Internet in tutte le diverse componenti, sia all’interno dei macchinari che con la rete dei fornitori, della distribuzione e dei consumatori stessi. Si amplia inoltre lo spettro della produzione che può evolvere nel senso della personalizzazione delle linee produttive in customizzazione di massa, portando i costi dell’economia di scala sulla produzione personalizzata. I confini tra manifattura, industria e servizi si fanno più sottili: non sarà importante solo il prodotto, ma risulterà fondamentale ciò che comporta il suo utilizzo stesso con una serie di servizi che ne ottimizzino l’uso.
La politica e il sistema produttivo sono pronti a gestire questi fenomeni?
Ad oggi il piano Calenda resta un po’ vago, quindi forse è il momento dell’implementazione, mentre sul fronte dell’impresa lo scenario non è limpidissimo. Federmeccanica ha fatto un monitoraggio su 500 imprese italiane da cui emerge un dualismo enorme tra chi brancola nel buio più assoluto su queste tematiche e chi inizia a saperne qualcosa ma non sa come investire. Sul problema della consapevolezza bisogna affrontare tanto le organizzazioni aziendali quanto i sindacati e, in ultimo, il Governo, che deve attivare dei piani di comunicazione.
Al cospetto dei cambiamenti nel mercato del lavoro contemporaneo, c’è chi demonizza e chi invece esalta il processo in atto. Quale la posizione di ADAPT?
La nostra idea è che se nella terza rivoluzione industriale non si è superato il fordismo, con Industria 4.0 i lavoratori che resteranno sul mercato avranno competenze elevate e grande responsabilità e autonomia nel proprio ruolo. I posti si perdono perché non si riesce a fare una riqualificazione dei lavoratori, quindi il problema è avere la capacità di gestire la transizione per la quale aiutiamo le imprese, tanto sul fronte delle relazioni industriali quanto della contrattualistica. C’è un grandissimo potenziale perché le cose migliorino. Marx a suo tempo poteva avere ragione, ma con questo modello saltano i presupposti della sua teoria perché abbiamo una nuova figura di lavoratore, meno alienato nella produzione e più responsabilizzato nell’erogare servizi. La politica deve creare un ecosistema favorevole, l’impresa deve fare investimenti a tutto campo ed il sindacato deve cambiare idea sulle tutele, aggiornandosi: oggi avere competenze al passo con i tempi è possedere una tutela in più rispetto a questioni inerenti l’orario, solo per fare un esempio.
Foto: Francesco Seghezzi, ADAPT Research Fellow, Direttore ADAPT University Press e Responsabile comunicazione e relazioni esterne ADAPT