intervista a Roberto Liscia, presidente Netcomm e Federazione del Digitale
“La svolta digitale non si può più rimandare, è un passaggio obbligato e una delle infrastrutture fondamentali in cui il nostro Paese deve investire è la cultura del digitale. Il punto di partenza per la digital transformation deve essere una nuova forma mentis delle imprese, dei cittadini e del Governo”. Parola di Roberto Liscia, presidente Netcomm e da qualche mese anche presidente della nuova Federazione del Digitale, l’organismo che ha visto la luce dalla volontà di Netcomm e IAB Italia e che si pone l’obiettivo di promuovere e sviluppare l’evoluzione digitale nel Paese, generando una crescita sostenibile ed etica a favore dei cittadini e delle imprese.
“In questa prospettiva la missione di Federazione del Digitale è quella di aiutare, in collaborazione anche con il Governo italiano, gli imprenditori e le istituzioni ad adottare le tecnologie e sviluppare la cultura delle piccole medie imprese, che rappresentano la gran parte del tessuto imprenditoriale italiano. Sarà hub del cambiamento attraverso l’agevolazione dell’incontro e della creazione di un ecosistema basato sulla conoscenza e non su interessi circoscritti. La condivisione è la leva per creare quella sostenibilità che serve all’ecosistema digitale. Per questo lo strumento principale di conoscenza sarà la diffusione di ricerche e studi per sensibilizzare gli interlocutori a uno sviluppo sostenibile ed etico del digitale a favore dei cittadini e delle imprese.”, spiega ancora Liscia.
Ma a che punto è lo sviluppo del digitale nel nostro Paese e quali le prossime sfide? Ce ne parla proprio Roberto Liscia in questa intervista.
Sistema Italia: su quali priorità si deve lavorare oggi nell’ambito del digitale e delle nuove tecnologie?
“L’Italia ha un ritardo epocale in termini di diffusione della conoscenza del digitale verso gli studenti, le imprese e i cittadini e questo sta provocando un rallentamento del Pil italiano e della concorrenza del sistema Italia verso gli altri Paesi, anche in termini di occupazione. Questi elementi creano un gap di accettazione e di utilizzo delle tecnologie che ci sta lasciando ai margini della trasformazione digitale in atto, per questo le priorità su cui siamo chiamati a lavorare oggi sono la cultura e l’etica del digitale, motivo per cui nasce Federazione del Digitale.
Quali sono gli strumenti e gli sviluppi che giocheranno il ruolo prioritario?
“Il ruolo chiave lo gioca senza dubbio un cambiamento radicale nella cultura e solo lavorando in logica di collaborazione e di ecosistema e chiamando a raccolta tutte le imprese e le associazioni dei professionisti potremo finalmente accelerare e aumentare le opportunità di occupazione e il livello di competitività del nostro Paese. Attraverso gli investimenti in tecnologia potremo ottimizzare la produttività individuale e quella delle imprese, oltre a migliorare la capacità di utilizzare il digitale per sviluppare prodotti innovativi, con l’obiettivo a lungo termine di aumentare il Pil italiano derivante dal digitale, che oggi vale il 4%, la metà di quello dei Paesi più evoluti”.
Quali sono i settori più avanti e quali invece quelli che hanno maggiore bisogno di una spinta nella digital transformation?
“Esistono alcuni settori come l’e-commerce, il digital retail e l’IoT che sembrano presidiare maggiormente gli spazi di conversazione, essendo settori dalle ricadute più dirette e visibili per il consumatore finale. Questo non significa, però, che in certi ambiti non ci sia più margine di sviluppo, tutt’altro: le potenzialità di crescita sono estremamente elevate in questi e altri comparti della digital transformation come big data, intelligenza artificiale e blockchain”.
E’ ormai stata presentata ufficialmente la Federazione del Digitale: quali saranno i prossimi step?
“Per ora abbiamo definito statuto e missione della Federazione, i prossimi passi saranno la selezione del board e del comitato strategico. E quindi partiremo con la chiamata alle armi degli altri soggetti, associativi e non, che vorranno salire a bordo”.
E’ necessario investire di più nella formazione secondo lei? Esiste un gap tra la richiesta di profili e la diffusione di competenze adatte?
“Lo sviluppo tecnologico sta incidendo anche sulle competenze richieste ai lavoratori e non è difficile immaginare che in futuro a oltre 9 profili su 10 sarà associata la richiesta di competenze digitali, per questo insistiamo sull’importanza della formazione. Il gap tra la richiesta di profili e la diffusione di competenze adatte è un dato di fatto. Serve però creare ponti di informazione e conoscenza, oltre che promuovere l’esistenza delle opportunità offerte dal digitale, un settore che in Italia registra una crescita dell’11,6% anno su anno, dato che genera un incremento anche nell’occupazione: solo tra il 2017 e il 2018 il numero di lavoratori del settore è passato da 253.000 a 285.000 (+12,7% anno su anno).
Nella Foto Roberto Liscia, presidente Netcomm e Federazione del Digitale