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Trasformazione digitale e costruzioni traino della ripresa occupazionale
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Nel 2021, 6 imprese su 10 dell’industria e dei servizi hanno programmato assunzioni (a fronte del 58,8% del 2019); 4,6 milioni le entrate previste (+0,5% rispetto a prima della pandemia); crescono in tutti i settori e sono sempre di più difficile reperimento le ricerche di personale specializzato, mentre diminuiscono le richieste per le professioni impiegatizie e la domanda di diplomati e qualificati; la difficoltà di reperimento è in aumento per quasi tutti i profili professionali. E’ lo scenario delineato dal Bollettino annuale 2021 del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, che mostra chiaramente come i driver principali delle trasformazioni in atto siano le competenze digitali (il 71% delle imprese ha investito in trasformazione digitale nel 2021) e la transizione verso un’economia più sostenibile (il 53% investe in competenze green).

La ripresa dell’economia – commenta il Presidente di Unioncamere, Andrea Prete (nella foto)  – porta con sé una ripresa anche per l’occupazione. Ma permane il gap tra domanda e offerta di lavoro che ha diverse ragioni. Per i profili più qualificati c’è indubbiamente una carenza numerica ed è fondamentale per questo lavorare sull’orientamento all’interno dei percorsi scolastici. Per i profili meno qualificati, invece, un tema chiave è quello dell’esperienza e occorre insistere sulla utilità per i giovani di avere, già dalla scuola, un primo contatto con il mondo del lavoro e di sperimentare sul campo le proprie inclinazioni e abilità”.

Trasformazione digitale

Nel 2021 la rilevanza delle trasformazioni digitali è cresciuta sensibilmente rispetto al precedente periodo (2016-2020). Sotto l’aspetto più strettamente tecnologico, emerge in particolare l’aumento degli investimenti delle imprese in software per l’acquisizione e la gestione di dati (importante nel 42% dei casi, era il 30% in precedenza), per internet alta velocità, cloud e big data analytics (45%, rispetto al 34%) e in sicurezza informatica (43%, 10 pp in più rispetto al quinquennio 2016-2020).

Tra le strategie di business hanno conosciuto un deciso potenziamento le tecniche di digital marketing e le analisi per migliorare la soddisfazione dei clienti (rilevanti nel 40% dei casi significativamente cresciuto rispetto al 25% del periodo 2016-2020), mentre nell’ambito organizzativo in aumento anche l’adozione di nuove regole per la sicurezza sanitaria per i lavoratori e l’adozione di strumenti per lo smartworking (rispettivamente, il 50% e il 41% delle imprese giudicano importante l’investimento, i rispettivi valori del quinquennio precedente si attestavano a 39% e 31%).

 

Settori

Nel corso del 2021 il recupero degli andamenti economici è stato differenziato tra i settori industriali (+3,5% sul 2019) e quelli dei servizi (-0,6%). Per l’industria è stato rilevante l’apporto delle entrate programmate nelle costruzioni che con quasi 424mila unità superano di circa il 15% i livelli registrati nel 2019. Analoga tendenza si registra nei tre dei principali settori coinvolti nella trasformazione 4.0 del made in Italy e anche tra i più internazionalizzati: metallurgia, meccanica ed elettronica che nel 2021 hanno coperto la metà delle entrate del manifatturiero. In crescita anche il numero di ingressi nelle utilities, guidata dalla transizione ambientale in comparti come l’energia e la gestione del ciclo dei rifiuti. Un’eccezione all’interno del manifatturiero è rappresentata dalle filiere del tessile abbigliamento e calzature dove gli ingressi attesi non hanno raggiunto ancora ai livelli del 2019.

Le entrate previste dalle imprese per settore economico tra 2019 e 2021 (val. ass. e var. %)

 

Anche nei servizi vi sono comparti nei quali la domanda di lavoro non ha ancora recuperato: le entrate previste nel commercio, e soprattutto nell’ingrosso, sono ancora inferiori ai livelli pre-pandemia, anche per l’effetto della sostituzione del commercio più tradizionale a favore delle consegne a domicilio e dell’e-commerce. Altri settori ancora penalizzati dalla crisi sono i servizi culturali e ricreativi, i servizi operativi e i trasporti e logistica. Grazie soprattutto ai risultati della stagione estiva i servizi turistici hanno mostrato un certo recupero nel corso del 2021 sotto il profilo dell’attivazione dei contratti, ma va sottolineata la rilevante crescita delle forme contrattuali a termine e l’elevato grado di incertezza registrato nella parte finale dell’anno. Altri settori dei servizi evidenziano invece incrementi delle entrate previste, coerenti con le esigenze di espansione delle attività collegate al nuovo contesto socio-economico indotto dalla pandemia. Fra questi, i servizi di media e comunicazione e i servizi informatici così come sanità e assistenza sociale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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